Caos politico in Romania: il presidente Iohannis si dimette, la crisi si aggrava

La Romania è nel pieno di una crisi politica senza precedenti dopo le dimissioni del presidente Klaus Iohannis, annunciate in anticipo rispetto al voto di impeachment promosso dai partiti sovranisti. È la prima volta in 35 anni di democrazia che un capo di Stato romeno lascia l’incarico volontariamente.

Iohannis, alla guida del paese per un decennio, ha rassegnato le dimissioni il 12 febbraio 2025, a seguito delle pressioni dell’opposizione di estrema destra e delle polemiche scaturite dall’annullamento delle elezioni presidenziali dello scorso dicembre. La Corte Costituzionale aveva invalidato il voto a causa di presunte interferenze russe, ma le prove a sostegno di questa decisione non sono mai state rese pubbliche.

L’annullamento del voto ha bloccato l’iter istituzionale, consentendo a Iohannis di restare in carica fino alle nuove elezioni di maggio. Tuttavia, il pressing dei partiti sovranisti e l’imminente procedura di impeachment hanno accelerato il suo addio.

“Mi dimetto per salvare la Romania da una crisi inutile e negativa”, ha dichiarato Iohannis.

Le dimissioni hanno scatenato reazioni contrastanti. Călin Georgescu, candidato nazionalista in vantaggio al primo turno delle elezioni annullate, ha definito la mossa una “vittoria per il popolo romeno” e ha chiesto di riprendere le elezioni dal secondo turno. Al contrario, la candidata pro-UE Elena Lasconi ha criticato Iohannis, definendo il suo passo indietro “tardivo e poco onorevole”.

Intanto, a Bucarest centinaia di manifestanti sono scesi in piazza per protestare e sostenere Georgescu, sfociando in scontri con le forze dell’ordine.

Con le dimissioni di Iohannis, la Romania ha ora un presidente ad interim: Ilie Bolojan, presidente del Senato, che ha lasciato il suo partito per assumere l’incarico fino alle nuove elezioni. Il governo filo-europeo guidato da Marcel Ciolacu dovrà ora garantire un processo elettorale trasparente e senza interferenze esterne.

Tuttavia, la crisi politica non è finita. L’estrema destra annuncia battaglia con una mozione di sfiducia contro il governo, minacciando ulteriore instabilità in un paese chiave per l’UE e la NATO, al confine con l’Ucraina in guerra.

La Romania si trova così a un bivio: scegliere la stabilità europea o cedere alla spinta sovranista, in un momento in cui la sicurezza e la coesione politica sono più che mai necessarie.
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