Migranti, l’UE Sostiene l’Italia sui CPR in Albania ma Lussemburgo Frena

Bruxelles – Il patto tra Roma e Bruxelles sulla gestione dei migranti ottiene un importante riconoscimento giuridico, ma resta sotto esame da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Durante l’udienza a Lussemburgo, la Commissione UE ha espresso il proprio sostegno al progetto italiano di realizzare Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) in Albania, un segnale chiaro di come gli equilibri europei su frontiere e asilo stiano mutando.

La svolta è arrivata con l’intervento della consulente legale Flavia Tomat, che ha confermato la volontà dell’UE di blindare i rimpatri e accelerare le procedure di asilo, anche per migranti provenienti da Paesi parzialmente sicuri. Tuttavia, questa linea prevede che vengano tutelati gruppi vulnerabili, come minori o soggetti a rischio.

L’Italia, che punta sui centri di Shengjin e Gjader come soluzione per gestire i flussi migratori, ha incassato il sostegno di diversi governi dell’Europa orientale e settentrionale, sempre più favorevoli a un approccio restrittivo sulle politiche migratorie.

Nonostante l’apertura di Bruxelles, la Corte di Giustizia UE ha messo in discussione la compatibilità del piano con il diritto comunitario. Il dibattito è ancora aperto e il prossimo passaggio chiave sarà il 10 aprile, quando l’avvocato generale Richard de la Tour esprimerà le proprie conclusioni – non vincolanti, ma influenti sul verdetto finale atteso per fine maggio.
L’Europa si avvia verso una nuova fase nella gestione dei migranti: tra accelerazione delle espulsioni e garanzie per i più vulnerabili, il futuro del modello italiano in Albania è nelle mani della giustizia europea.
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