Bruxelles – Dopo 17 anni di attesa, la Commissione Europea ha deciso di ritirare la direttiva sulla parità di trattamento, un provvedimento che mirava a garantire maggiori tutele contro le discriminazioni in tutta l’Unione. L’annuncio è arrivato dalla commissaria europea per il Mediterraneo, Dubravka Suica, al termine del Consiglio Affari Generali.
“Se qualcosa resta fermo per 17 anni significa che un accordo non è possibile”, ha dichiarato Suica, giustificando la decisione con la necessità di legiferare in modo più efficace e superare le impasse burocratiche.
Il ritiro della direttiva, però, non significa che il tema sia definitivamente accantonato. Suica ha infatti confermato che la richiesta di alcuni Stati membri – sei o sette governi – di ricalibrare la proposta verrà riferita al Collegio dei Commissari, aprendo la porta a una possibile revisione del dossier.
L’assenza di un consenso unanime ha rallentato per anni l’iter della normativa, evidenziando le differenze di vedute tra i Paesi dell’UE su come affrontare le discriminazioni in ambito lavorativo e sociale.
La decisione si inserisce in un quadro più ampio di semplificazione normativa, con l’obiettivo di ridurre le lungaggini burocratiche e migliorare la competitività europea.
“Competitività e semplificazione sono al centro dei nostri lavori”, ha sottolineato Suica, annunciando un pacchetto di 51 iniziative flagship, tra cui: 11 misure per ridurre l’onere amministrativo, 37 valutazioni su testi normativi esistenti, Il ritiro di 37 proposte legislative giudicate senza possibilità di successo.
Con questa strategia, Bruxelles punta a rendere la legislazione più snella ed efficace, evitando impasse politiche e favorendo la crescita economica. Resta ora da capire se e come verranno riformulate le politiche sulla parità di trattamento.
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